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Bling Ring - Conferenza stampa con Sofia Coppola

17/09/2013 | Interviste |
Bling Ring - Conferenza stampa con Sofia Coppola

Affollata anteprima romana stamattina per l’attesissimo Bling Ring di Sofia Coppola presentato lo scorso maggio al Festival di Cannes nella sezione Un certain regard. Il film è ispirato a una storia vera, quella di un gruppo di ragazzi benestanti ossessionati dal glamour e dal lusso, che, utilizzando internet, sono riusciti a introdursi nelle case vuote delle celebrità hollywoodiane per rubare gli effimeri oggetti della moda, tutte quelle cose che determinano l’estetica dei cosiddetti vip. Tra e vittime Paris Hilton, Orlando Bloom e Rachel Bilson. La banda, che è riuscita a rubare beni di lusso per oltre 3 milioni di dollari, è stata ribattezzata dai media “The Bling Ring”.
Per il film la regista ha tratto ispirazione dall’articolo “The Suspects Wore Laboutins” (“I sospetti indossavano Louboutins”) scritto per il magazine Vanity Fair della giornalista Jo Nancy Sales.
Presente alla conferenza stampa, la regista Sofia Coppola, semplice ed elegante nella sua T-shirt a righe bianche e blu, che ha riposto alle domande sul suo film che uscirà in Italia il prossimo 26 settembre in 300 copie distribuite da Lucky Red.

La prima domanda riguarda gli eventi a cui è ispirato il film che sono accaduti davvero tra il 2008 e il 2009 all’inizio dell’esplosione della crisi economica e finanziaria negli Stati Uniti. E’ cambiato qualcosa secondo lei da allora nel panorama delle celebrity?
Sofia Coppola: “Per quanto riguarda il fascino per il mondo delle celebrity e dei reality show mi sembra che non faccia altro che crescere. Non credo che la crisi economica abbia avuto un grosso impatto su questo. Io ero molto interessata a trattare questo aspetto della nostra cultura perché si stanno toccando estremi pericolosi”.

Colpisce nel film la totale assenza dei genitori, lei è anche mamma, pensa che sia davvero così difficile essere genitori presenti? I giovani oggi sono davvero così senza un valore, così piatti?
Sofia Coppola: “Nella storia del film le famiglie non sono assolutamente di sostegno ma io non volevo fare una generalizzazione della gioventù americana. Sicuramente ci sono molti adolescenti che hanno famiglie presenti e che li sostengono”.

Dal suo primo film Il giardino delle vergini suicide a questo ultimo cosa è cambiato? Entrambi i film mettono in scena dei giovani ma diversissimi tra loro, sono due estremi oppure rappresentano delle epoche?
Sofia Coppola: “Sicuramente le protagoniste de Il giardino delle vergini suicide erano ragazzine innocenti e i ragazzi di questo film non lo sono affatto. Si tratta di epoche molto diverse. Quello che mi interessava raccontare è quello che sta accadendo in questa nostra cultura oggi”.

Ragazzine innocenti ne Il giardino delle vergini suicide e ragazzi molto meno innocenti in questo film. Dove possono arrivare secondo lei i ragazzi nel prossimo futuro?
Sofia Coppola: “Non lo so, anch’io sono curiosa di saperlo, sono mamma anch’io di due figlie e sono curiosa di sapere che succederà, se questa cultura pop continuerà a crescere o se ci sarà un cambiamento. Per me raccontare questa storia aveva anche un che di fantascientifico: mi sembrava assurdo come questi ragazzi sono cresciuti, come sono stati educati e come vivevano, per me è stato sorprendente. Non sono certo rappresentativi di tutti i teenager d’America ma rappresentano un modo di vivere e di pensare che sta prendendo sempre più piede, so che comunque ci sono anche altri ragazzi che crescono in un’altra maniera”.

Cosa pensa dei tanti film che parlano di questa decadenza morale? Dall’inizio di questa crisi c’è una soluzione o una speranza di cambiamento?
Sofia Coppola: “Sicuramente del disagio dei giovani e della loro mancanza di valori si è sempre parlato anche negli anni passati, ma questa storia voleva parlare di questi estremi, di questa ossessione della cultura pop e io volevo vedere anche la reazione del pubblico”.

E’ vero che con gli interpreti del film vi siete introdotti davvero nelle case di sconosciuti?
Sofia Coppola: “E’ vero, prima dell’inizio delle riprese abbiamo fatto in modo che tra questi ragazzi si sviluppasse affiatamento e spirito di gruppo per far questo li abbiamo fatti entrare di nascosto in case altrui. In realtà era la casa di un amico e non era totalmente a sua insaputa, perché lui ha accettato di prestarsi al gioco”.

Che tipo di rapporto c’è stato con le celebrità che sono nel film? E queste ‘celeb’ si sono sentite vagamente responsabili dei danni sugli adolescenti?
Sofia Coppola: “No, non abbiamo avuto contatti o rapporti con nessuna delle celebrità a cui viene svaligiata casa tranne con Paris Hilton che ci ha dato il permesso di girare in casa sua. Io ho voluto mantenere apposta questo distacco”.

Tutto ciò che vediamo nel film è esportato nel resto del mondo come la mania di apparire nei reality show. Vi sentite responsabili voi americani? Gli Stati Uniti stanno facendo qualcosa a livello istituzionale per arginare questo fenomeno? 
Sofia Coppola: “Questo è uno dei motivi che mi ha spinta a realizzare il film, per guardare a distanza la nostra cultura e quello che stava accadendo nel nostro Paese. Ma quello che stanno facendo le istituzioni non lo so, magari questo è un primo passo affinché tutti ne prendano consapevolezza”.

E’ davvero così facile entrare nelle case dei VIP negli Stati Uniti?
Sofia Coppola:  “E’ una cosa tipica di Los Angeles e di quei quartieri che sono comunità felici, le persone che abitano in questi posti si sentono rilassati e protetti e quindi non attivano sistemi di sicurezza. A New York sicuramente le cose sono diverse, credo che sia una caratteristica dell’atteggiamento cool e rilassato di Los Angeles sentirsi sicuri e protetti. Ma dopo questi furti so che almeno Paris Hilton non lascia più la chiave sotto lo zerbino!”

Per il taglio che ha dato alla storia, lo spettatore forse risulta poco coinvolto. E’ una cosa voluta per creare un sorta di distacco dalle persone di quella età e di quella cultura pop di cui parlava?
Sofia Coppola: “Si, io volevo che il pubblico seguisse la storia ma che mantenesse un certo distacco emotivo. In fondo anche i ragazzi non hanno questa grande intimità fra di loro, hanno un’unica cosa che li accomuna, la passione per le star e per i loro oggetti”.

Dove ha studiato questi adolescenti?
Sofia Coppola: “Ho parlato a lungo con Nancy Jo Sales la giornalista che ha scritto l’articolo sui fatti cui è ispirato il film, poi ho parlato con la figlia adolescente di una mia carissima amica che mi ha aiutato con lo slang dei giovani, infine ho letto tutte le trascrizioni della giornalista dei colloqui avuti con i ragazzi e le trascrizioni dei verbali della polizia”.

Perché ha cambiato i nomi dei protagonisti reali?
Sofia Coppola: “Innanzitutto per alcune questioni legali, perché volevo fare un film e non un documentario e poi perché così ho potuto avere maggiore libertà”.

Lei parla sempre di ragazzi molto giovani ma in realtà il ragazzo nella storia va in una vera prigione quindi non è poi giovanissimo. Lei si è posta il problema che questa cultura pop fa di questi trasgressori delle celebrità e magari quasi degli eroi?
Sofia Coppola: “Si, innanzitutto per me un sedicenne è un ragazzino adolescente e mi sono posta questo problema evitando di trasformarli in idoli, in eroi. E questo è uno degli altri motivi per cui ho cambiato i nomi, per evitare anche che traessero vantaggio dal film e che venissero trasformati in eroi”.

Il ragazzo nel gruppo sembra essere di passaggio, la vera banda sembra essere tutta al femminile, portata avanti e  ispirata solo da donne. E’ così?
Sofia Coppola: “Si, sicuramente era una banda al femminile ma io ho voluto raccontare la storia dal punto di vista del ragazzo che forse ci capita per caso. Sicuramente le vere leader sono le ragazze e poi era piuttosto insolito che ci fosse una banda tutta formata da ragazze con questo ragazzo tirato dentro suo malgrado”.

Lei vive in parte a Parigi, il fatto di vivere in Europa le dà il giusto distacco per criticare la società americana?
Sofia Coppola: “Vivo a metà tra Parigi e New York ma c’è stato un periodo in cui sono stata due anni a Parigi e quando sono tornata negli Sati Uniti questa cultura pop è esplosa, non viverci per un periodo abbastanza lungo mi ha dato questo distacco”.

Lei ha detto che non voleva creare degli idoli ma una di questa ragazze alla fine trae vantaggio da questa esperienza. E’ comunque un modo per raccogliere celebrità?
Sofia Coppola: “Io credo che il punto di vista del film sia chiarissimo e che non volevo trasformare i protagonisti in star, il finale infatti è più da film horror. La ragazza interpretata da Emma Watson dichiara di avere un sito e un suo reality ma di accompagnamento c’è una musica quasi da horror. Certo ognuno può vedere quello che vuole ma io credo che il punto di vista della condanna sia molto chiaro”.

I veri ragazzi responsabili dei fatti di cronaca hanno visto il film?
Sofia Coppola: “So che il ragazzo ha visto il film e ha detto che la sceneggiatura era molto accurata. Io in realtà ho incontrato il ragazzo prima dell’inizio delle riprese e gli ho fatto qualche domanda ma non volevo sapere troppo perché volevo fare il “mio” film”.

Crede che questo fenomeno appartenga solo agli Stati Uniti oppure ci sono frange anche in Europa?
Sofia Coppola:  “Non ho un’esperienza così diretta della cultura francese dove vivo parte dell’anno però è sicuramente un fenomeno che si sta diffondendo anche in Europa. Credo anche che (grazie o per sfortuna) internet abbia fatto diventare questo fenomeno di portata globale”.

Qual è il suo rapporto con la moda e con i grandi marchi? Dopo questo film è cambiato il suo rapporto con la moda?              
Sofia Coppola: “Come forse molti sanno sono molto interessata al mondo della moda ma la mia non è mai stata un’ossessione. Certo, dopo aver girato il film, dopo aver trascorso tanto tempo in immensi guardaroba, ho avuto un  po’di nausea, è stata come un’overdose, ho dovuto disintossicarmi. E oggi ho ancor meno ossessione per i prodotti di lusso. Il mio rapporto con la moda è di altra natura”.

Quali sono i suoi progetti per il futuro?
Sofia Coppola: “Mi sto prendendo una pausa per stare un po’ con i miei figli”.

Elena Bartoni
 

 


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